Contro la caduta dei capelli, alla luce di tutti gli esami effettuati, viene decisa la terapia che è personalizzata, su misura al paziente. La terapia scelta può essere medica o chirurgica. La prescrizione medica viene spiegata attentamente al paziente, nella sua composizione, nella modalità di applicazione e di eventuali effetti. E’ necessario che il paziente si attenga alle indicazioni del medico, con costanza e pazienza, tenendo chiaro in mente che queste terapie sono lunghe, con risultati che si vedono nel giro di mesi ma a volte di anni. Può succedere che ai controlli successivi questa terapia venga modificata e adattata alla nuova situazione dei capelli.
L’alternativa alla terapia medica è quella chirurgica, ossia l’autotrapianto dei capelli. E’ importante che il medico faccia un’attenta selezione dei pazienti candidati all’intervento, valutando vari fattori: prima di tutto la diagnosi (l’autotrapianto è la terapia dell’alopecia androgenetica, e spesso questa diagnosi si fa anche quando non si tratta di androgenetica, proponendo quindi una terapia sbagliata per una diagnosi sbagliata), poi l’età del paziente (vanno scartati i pazienti troppo giovani, dove l’alopecia androgenetica è in evoluzione; infatti, l’età inferiore ai 30-35 anni non è ideale per eseguire l’intervento), e infine il grado di calvizie che si è instaurato.
Riteniamo fondamentale valutare tutti gli elementi e corretto sconsigliare l’intervento quando non ci siano queste indicazioni. Spesso e volentieri, infatti, ci si trova a dover negare l’autotrapianto al paziente che si presenta in ambulatorio esclusivamente per questo, pensando di trovare la soluzione più rapida e decisiva: in realtà questa scelta deve essere valutata attentamente, essendo un intervento che va eseguito con una logica discriminativa ben precisa.
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